Algernon Charles Swinburne scrisse le seguenti righe nel 1865:
Per le piogge e le rovine invernali sono finite,
E tutta la stagione delle nevi e dei peccati;
I giorni che separano l’amante dall’amante,
La luce che perde, la notte che vince;
E il tempo ricordato è dolore dimenticato,
E nei verdi sottoboschi e ripari
Fiore dopo fiore inizia la primavera.
E Robert Seymour Bridges (1844_1930), un altro poeta britannico, scrisse:
Mentre ancora aspettiamo la primavera, e dall’asciutto
E scuro est che tanto amareggia marzo,
Chi ben alloggiato deve osservare i campi grigi e i prati seccarsi,
E la polvere sollevata e il fiocco di neve che appassisce volare;
Già in scorci del cielo offuscato
Il sole è caldo e fa cenno al larice,
E dove le nocciolie nascoste si intrecciano
I loro rami frondosi, letti di primule si trovano.
Sotto il sottofondo croccante e invernale nascosti
Un milione di gemme ma restano fermi a fiorire;
E i fiduciosi uccelli hanno costruito i loro nidi tra
I rami tremanti, e attendono soltanto di cantare
Fino a quando un dolce acquazzone dal sud dirà,
E qui tenterà i passi del pellegrino di primavera.
E c’è un detto, (anche se l’autore è sconosciuto):
“Forse il motivo per cui i fiori si aprono è perché desiderano essere raccolti e portati via.”